lunedì 17 novembre 2014

Ok Google: Flip a Coin con Android Lollipop

Non è una novità che Android Lollipop abbia rappresentato, per gli amanti del robottino, un grosso passo in avanti e indubbiamente una delle migliori releases di sempre. Più veloce, più adattiva e certamente più usabile per i dispositivi Android

Rappresenta infatti un grosso passo in avanti anche considerando il nuovo programma One di Android, per un'offerta di smartphone e OS a basso costo per la distribuzione in Paesi meno disposti ad investire in tech e tecnologia smart.

Ma questa è solo una delle decine di nuove opportunità offerte dal nuovo Android Lollipop, che sono state già ampiamente discusse dai vari blog e forum in giro per il web.

Qui mi piacerebbe parlare di una funzione che google ha promosso in questi giorni sui vari social network, di estrema inutilità pratica ma, allo stesso tempo, molto divertente e di markettaro interesse: Flip a Coin



Certo è vero che in alcune circostanze lanciare una monetina può cambiare drasticamente le sorti di un avvenimento ma se in quel preciso momento una monetina proprio non viene fuori, allora ci pensa Ok Google a gestire la tua sorte!

Simpatico, inutile, "una funzione in più che non guasta mai" o una trovata pubblicitaria (ma certo che sì!), Flip a Coin ha fatto raggiungere al post su Google + circa 7000 + in meno di due giorni e circa 700 condivisioni. 

Certo, perché ogni tanto lanciare la monetina aiuta!


venerdì 14 novembre 2014

Il vinile non morirà mai: l'ho letto su Dust and Grooves

Ricordavate quando parlavamo di co-creation nei post "Co-creation: iniziamo a parlarne"? Bé, abbiamo ripreso l'argomento di recente parlando di interactive advertising ma a quanto pare, non ci sono limiti all'argomento (per fortuna!).

Il grandissimo Rolling Stone Italia ripresosi dallo strafaccione di qualche tempo fa, riparte alla grande proponendo un tema che di rock'n'roll ha davvero tutto: il vinile. Per questo mese infatti propone un articolo che non può di certo passare inosservato agli amanti del disco nero: "Dust and Grooves", il libro voluto dai collezionisti di vinili.

Ma cosa c'entra il vinile con la co-creation? Tutto in questo caso, perché il libro è venuto fuori da un'immensa opera di crowdfounding interamente avvenuta online che ha permesso al testo di diventare il libro sul vinile più venduto del web.

Il testo è un'opera fotografica iniziata da Eilon Paz, un fotografo che nel 2005, passando da New York si lascia ispirare da DJ Cosmo Baker per un lavoro sulla scena revival funk.

Tra un'intervista e una cernita tra i suoi vinili, fa degli scatti "così belli che mi sono detto: Devo condividerli con il mondo". 
Da lì in poi la rete ha fatto il resto. 
Collezionisti e appassionati da tutto il mondo sono accorsi conoscere Paz e diventare parte di questo non voluto progetto fotografico. 
Così Eilon Paz comincia a girare il mondo, ospitato da quegli stessi collezionisti che non hanno potuto non farsi immortalare nei loro spazi più intimi e preziosi: tra le centinaia e centinaia di vinili delle loro inestimabili collezioni. 
Il non progetto oggi è diventato un progetto fotografico ed editoriale a tutti gli effetti, finanziato dalla passione per il disco nero e dalla voglia di far vedere che il vinile non è morto ma è più vivo che mai, e vuole raccontare più di quanto è in grado di far ascoltare


Il progetto infatti diventa di vitale importanza per i collezionisti, tanto che lo stesso Paz afferma che: se tralasciavo il blog iniziavano a scrivermi. Avevo una responsabilità, dovevo seguire quelle storie.

Ma come far diventare un progetto del genere possibile? Ok la passione, ma purtroppo sono sempre i soldi il grande ostacolo per le cose davvero belle!

Eilon Paz lancia nel 2012 una raccolta di crowndfounding sul portale kickstarter.com che fa il giro del mondo e consente alla comunità del disco nero di creare Dust and Grooves il libro fotografico sul vinile più ricercato del web. 


Come si fa ad avere un libro che non si compra in libreria?

Semplice! Bisogna andare sul sito da cui tutto è iniziato e acquistarlo da li
Certo il prezzo è un tantino discutibile ma si tratta pur sempre del libro nero dei libri neri!


mercoledì 12 novembre 2014

Amazon Echo: just ask.

Ok, what is that?

Reazione tipica al nuovo Amazon Echo

Dopo l'innovazione rivoluzionaria del Kindle, la tavoletta a metà tra un tablet e un libro, ecco che il colosso dell'e-commerce è pronto a regalarci un altro must to have.


Sempre più proiettati verso una quotidianità digitale e smart, questo ultimo gioiellino di casa Amazon non può certo mancare all'appello nell'Hi-tech domestico.

Quando la domotica diventa sempre più reale incontrando la sua realizzazione nelle smart house e e nello smartwear, il concetto stesso di casa cambia, includendo di diritto questi "giocattoli" nello standard domestico di ogni famiglia media. 
Una delle idee che Amazon propone con Echo è proprio questa: il cilindro magico è innanzitutto un membro della famiglia, in grado di imparare e adattarsi.

Ma quindi, cos'è Amazon Echo?

Oltre ad essere parte della famiglia fin da subito, Amazon Echo è un smart device che serve per ascoltare musica, ottenere informazioni che vanno dal meteo alla lista di cose da fare, restando sempre acceso e funzionando semplicemente chiedendo.




Si tratta di un dispositivo reattivo all'ambiente circostante, attivabile con la voce, che impara e si adatta alla quotidianità domestica che lo circonda. Connesso alla rete wireless di casa, diventa parte attiva delle interazioni quotidiane, collaborando a quelle piccole esigenze quotidiane quali sapere che sono le 6:30 di martedì mattina quando si spera sia sabato!

Come funziona Amazon Echo?

Il dispositivo, una volta collegato e configurato con qualche semplice passaggio iniziale, è in grado da subito di interagire con chiunque abbia qualcosa da chiedere. 
Con una grandezza di circa 20 cm di altezza e poco più di 5 cm di larghezza, oltre a fornire informazioni e memo, un suo punto di forza è la qualità audio che è in grado di generare. Con un woofer da 2,5 pollici e un tweeter da 2 pollici di ottima qualità, garantisce pulizia e qualità del suono. In aggiunta a ciò, un sistema di diffusione del suono circolare e la comodità del wireless - altro aspetto che lo caratterizza. Infatti, Amazon Echo, grazie alla la tecnologia Far-Field Voice Recognition è in grado di attivarsi anche a distanza, a prescindere dal punto in cui si trovi.

Ancora non convince abbastanza? Just Ask!


Ci state pensando per Natale? Bhé non sarebbe niente male!
Sebbene non sia ancora chiaro il limite tra innovazione e flop quando si tratta di questo tipo di prodotti, ciò che è interessante per ora è il metodo di acquisto su invito. Cavalcando l'onda di tanti - tra cui OnePlus - se si vuole il nuovo Amazon Echo al prezzo lancio di $99 si deve inviare la richiesta cliccando qui e partecipando all'estrazione.

Questo ennesimo giocattolo firmato Amazon, a metà strada tra il flop e la rivoluzione domotica, entrerà a far parte della rivoluzione digitale che stiamo vivendo, affiancando i Google Glass e gli iPad, o si tratta dell'ennesima travata commerciale destinata al dimenticatoio? Trattandosi di Amazon, quest'ultima possibilità è remota... anche se, come per ogni cosa in questo settore, l'ultima parola va all'utente.

martedì 11 novembre 2014

Interactive advertising: iniziamo a parlarne!

Vivendo immersi nell'interattività non si può certo pensare di evitarla, né tantomeno sperare che non sia lei a venirci a prendere a tutti i costi e con ogni mezzo possibile! 
Oggi iniziamo a parlare di un argomento estremamente complesso che certamente necessita di approfondimenti, ma che è bene iniziare a definire: interactive advertising.

Nel post di qualche tempo fa parlavo di gamification e del suo rapporto con il marketing, gamification intesa come un meccanismo che le campagne di marketing mettono in atto per fare branding e aumentare l'engagement, spesso a prescindere dalla mera promozione del prodotto.
Parlando di gamification spesso l'associazione ricade su prodotti come Nike+, di cui parlo nel post Come dimagrire parlando di Gamification: niente Nike+, basta scriverci su una tesi di laurea!, prendendo un po' in giro un'idea di gamificazione legata soltanto ad un raggiungimento di obiettivi ed entrare in una classifica che può prescindere dal gioco. Certamente Nike+ è il primo esempio di successo internazionale di gamification e i risultati sono chiari e forti: l'azienda ha incrementato sia in vendite che in brand image, arrivando a definire con Nike Fuel un metro di misura universalmente condiviso sul raggiungimento di obiettivi fisici. 


Dalla gamification di Nike però è passato molto e il concetto stesso di marketing giocoso è diventato un qualcosa di altamente mutevole che, nel corso del tempo e delle sperimentazioni, ha sviluppato forme sempre più complesse di gamificazione. 
Abbiamo già visto nel post Co-creation: iniziamo a parlarne una di queste forme di gamification in azione che, attraverso l'ingaggio dell'utente, fanno sì che esso entri in contatto con il brand già in fase di creazione del prodotto.


Ora però intendo aprire un'altra parentesi proiettata verso un fenomeno che rientra ampiamente nell'idea di attività gamificata grazie al suo alto contenuto interattivo e giocoso: l'interactive advertising.

L'interactive adv è un campo di applicazione in via di sviluppo che rappresenta una sorta di punto di incontro tra una pubblicità classica (tv spot, annunci stampa, inserzioni, ecc.) e i metodi di comunicazione di tipo digitale (quindi basati sull'utilizzo della rete per veicolare messaggi pubblicitari, combinando i vari canali disponibili). 

IAB Italia, dopo aver confermato un +7,7 sugli investimenti per il 2013 in pubblicità interattiva, prevede di confermare il dato - o addirittura aumentarlo - per il 2014.

Le aziende quindi che ne fanno un asso nella manica per il loro business sono ormai tantissime. In Italia, Shazam e il suo partner italiano Mobvious stanno facendo un grosso lavoro, oltre che di enorme successo - verificabile dalle collaborazioni con brand del calibro di Jaguar, Intesa SanPaolo, Vodafone, ecc. - anche di educazione verso un pubblico sempre più disposto all'interattività, che non si accontenta dei 30'' di spot, ma lo vuole continuare, fino ad un'interazione con il brand di circa 1,45'.

Se dunque il pubblico è pronto all'interactive adv e l'attività di Shazam ce lo conferma sempre di più, un'altro esempio di questo tipo ci arriva da un brand del settore automobilistico: Honda.

L'azienda giapponese ha lanciato il 30-10-2014 lo spot virale Honda Civic TypeR, preceduto ovviamente da una serie di teaser altamente contagiosi, per il lancio del nuovo modello di Civic di casa Honda. 

L'ennesimo spot automobilistico aggressivo? Non direi proprio! O forse sì? Direi entrambi questa volta: giusto per mettere d'accordo le sue facce della Civic!



Semplicemente efficace, divertente e di forte impatto esperenziale: premi R per cambiare spot! La semplicità dell'azione necessaria all'interazione con lo spot lo rendono un prodotto estremamente ludico, altamente virale e di forte impatto narrativo. La storia infatti è agli antipodi, pur intrecciandosi su un'unica trama portante.

A quanto pare, l'interactive advertising è destinato a farla da padrone e a rendere l'azione - e l'interazione - il nodo centrale attorno al quale far ruotare il marketing e la pubblicità.

Il Natale arriva con il camion Coca-cola, si sà!

Ci sto provando a ricordare un Natale senza lo spot di Coca-cola ma proprio non ci riesco. Mi sto davvero impegnando nel tentare di immaginare un Natale in cui Coca-cola decide di non fare passare lui:




ma è impossible pensare al Natale e non farci rientrare gli spot di Coca-cola.

E poi, tradizioni cristiane a parte, come si fa a stabilire quando inizia il periodo natalizio? Sicuramente è inverno, fa più o meno freddo, si accende il camino e... a cena passa il camion di Coca-cola!

Qui parlavo di come l'azienda delle bollicine faceva della felicità il suo payoff ufficioso, creando intere campagne e modellando la sua comunicazione alla pubblicizzazione la felicità.

Guardando il mondo con gli occhi della felicità, qualche tempo fa proponeva:


Nello studio che avevo condotto su questa iniziativa, Coca-cola promuoveva la condivisione delle lattine generando un meccanismo che produceva e promuoveva la felicità e la gioia. 

Da qui in poi le varianti sono state molteplici e, per il Natale 2014 non poteva mancare la necessità di gentilezza e felicità che solo Coca-cola è in grado di pubblicizzare. 



lunedì 10 novembre 2014

Chi meglio di Airbnb può parlare di Berlino?



A 25 anni dalla caduta del Muro di Berlino, il simbolo del secolo delle guerre e delle tragedie mondiali, la Germania e il mondo intero, ricordano le conseguenze della follia umana. Con una lunga schiera di palloncini bianchi, ieri Berlino ha ricostruito un muro fatto della volatilità dell'aria e dell'amore candido del bianco, per non dimenticare che significa l'innalzare barriere fra uomini.

Il gesto è stato semplice e il messaggio certamente forte e chiaro: lo ha inviato una Germania che non può dimenticare e che si impegna a far sì che, errori del genere non abbiano più modo di succedere.

Ma questi 25 anni sono stati sì di ricordo ma hanno voluto soprattutto celebrare la gioia di un quarto di secolo senza muro, la gioia della libertà e della condivisione, parole tanto valide quanto pesanti e difficoltose!

E chi, tra i tanti che si sono fatti testimoni - tra i primi ovviamente Google con il suo Doodle - poteva rendere omaggio alla condivisione se non Airbnb, il numero uno indiscusso del viaggio. 


Non ha esitato ha diventare virale e a fare il giro del mondo, il video che Airbnb dedica ai 25 anni di una Berlino senza muro. 

Indubbiamente è marketing ma di quello bello, di quello che deve essere fatto. E chi meglio di Airbnb può parlare di Berlino?

Ecco il video, tutto il resto è storia!



Le 3 aziende sul podio del Social

Se non sei su Facebook sei out! E se sei un'azienda e non sei su Facebook sei molto out!!!


Wired ci propone tra i suoi Top Fire un articolo davvero interessante sulle aziende più influenti sui social network. Nella sua top 50 ovviamente ci sono un po' tutte le major, ma qui non si tratta tanto di reputazione e basta, qui si tratta di social network: quella cosina che per tanti è ai margini dei piani di marketing e che, alla fin fine ne gestisce l'intero business.


L'articolo propone un'interessante comparazione tra i 50 Best Global Brands stilati annualmente da interbrand e il loro valore su Klout (gusto per avere un po' di attendibilità statistica!). 

Il risultato è davvero notevole e stilando una classifica dei 50 top influent social brand per attività qualitativa, sentiment e brand image, il podio si compone di:


A primeggiare è il colosso e-commerce amazon.com con una strategia social a dir poco amazing, e uno score di 98,86.

Segue Microsoft con un punteggio di 98,85 e MTV con un punteggio di 98,32. Le due aziende infatti hanno dimostrato una forte vena innovativa verso la loro strategia social, appoggiandosi a Twitter e Facebook per i loro account e proponendo un piano editoriale accattivante. 

Se Microsoft ultimamente si è concentrata molto sulla promozione della sua proposta di Office per iPad e iPhone, MTV ha lavorato sulle proposte musicali e la sponsorizzazione dei suoi eventi, tra i quali l'EMA di ieri - che ha fatto davvero tanto rumore!

La voce fuori dal coro è stata quella di Apple, il sempre citato colosso di Cupertino che prendendo le distanze da un'attività social seria, dal primo posto dei 50 Global Brands finisce a quota 28 per influenza social. L'azienda infatti è certamente presente sui social network con i profili di iTunes e App Store ma esclude categoricamente un'attività diretta come Apple. 


Alla classifica qui proposta seguono rispettivamente fino al 9° posto Google, Facebook, Intel, Nintendo, McDonald's e eBay


A quanto pare non è mai superfluo ribadire l'importanza rivestita dai social network sul brand, nella definizione di una brand equity efficace che tenga conto e sia modellabile tanto sul cliente quanto sull'offerta e il canale.